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La birra trappista olandese

Nei secoli medioevali che i monaci producessero birra, come in certe zone producessero vino, era cosa scontata. La birra, non a caso chiamata anche "pane liquido" era parte integrante della loro dieta, addirittura l'unico alimento ammesso nei periodi di digiuno. Anche monasteri italiani famosi come Montecassino erano centri di produzione birraria. Oggi questa tradizione si è persa quasi dappertutto, resistono poche abbazie che ancora producono birra sotto la stretta sorveglianza dei religiosi, sono invece molto più diffuse quelle birre definite d'abbazia perché la ricetta è stata ideata all'interno di un monastero e poi, in tempi spesso recenti, ceduta ad aziende spesso guidate da imprenditori laici.

In Belgio tuttavia sono ancora in funzione sei monasteri trappisti, così chiamati dall'abbazia di La Trappe in Normandia dalla quale partirono i fondatori, che continuano a produrre birre, peraltro ottime, secondo un'antica ricetta, sotto lo sguardo dell'abate e il cui ricavato è devoluto in opere di carità cristiana. Sono i nomi celebri di Orval, Rochefort, Chimay, Westmalle, Westvleteren e Achel, tutti riuniti attorno a un marchietto stile Docg di forma esagonale e con impressa la scritta di garanzia "Authentic Trappist Product". Il logo tuttavia potrebbe presto cambiare forma aggiungendo un angolo in più ai sei ormai classici. A far parte della ristretta pattuglia di birrerie trappiste è infatti rientrata anche l'abbazia olandese di Koningshoeven. Rientrata perché la sua è una storia un po' altalenante che ha messo in confusione esperti di tutto il mondo: prima trappista, poi no, adesso si. Il fatto si spiega semplicemente che per essere trappisti la birra deve essere prodotta all'interno dell'abbazia, il processo sorvegliato da un religioso e una sostanziosa parte degli utili deve prender la strada delle "opere di bene". Quando alla fine del 2005, all'abbazia si sono fatti vedere i giovani manager di Bavaria, uno dei grandi produttori olandesi, si sono subito dati da fare per ottenere il marchio trappista che era stato perso qualche anno prima. Bavaria oggi paga l'affitto e le royalty al monastero, che sono poi devolute in beneficenza, ha nel priore Isaac il controllore religioso della produzione ed è così tornata ad apporre sulle bottiglie di La Trappe, questo il nome della birra, il marchio agognato. Inutile dire che il marchio conta anche a livello commerciale ma, a nostro avviso, per quanto si possa essere sedotti dalla storia secolare dei trappisti e dalla bellezza quasi mistica delle loro abbazie, è sulla qualità delle loro birre che vale la pena di soffermarsi. La linea classica è rappresentata da quattro etichette semplicemente definite Blond, Dubbel, Tripel e Quadrupel. Accumunate tutte dall'alta fermentazione si differenziano per colore, profumi e sapore. La chiara Blond ha profumi freschi e gradevoli, un gusto leggermente amarognolo e un corpo evidente ma non eccessivo. È la birra che si presta meglio a essere degustata da sola, visto il tenore alcolico: "solo" 6,5% vol. Con la Dubbel invece si passa a un colore rosso rubino, aromi freschi bilanciati però da una nota dolce, maltosa, quasi di caramello. Da provare magari in abbinamento a fette di dolce Prosciutto di Parma. Con la Tripel i gradi alcolici diventano otto e si sentono tutti: il colore è un dorato intenso, la forza è ben trattenuta da un equilibrio che non rende la birra stucchevole né "tagliagambe". Infine la Quadrupel che si colloca a 10% vol. E' una classica trappista intensa con note dolci di frutta secca ed esotica che possono evolvere bene in cantina, in abbazia tengono sotto chiave delle vecchie annate, ideale per accompagnare formaggi stagionati, carni rosse anche di cacciagione. In Italia sono reperibili sia in bottiglia sia in fusti, noi propendiamo per la prima soluzione in caso di Tripel e Quadrupel. Ma, novità di casa Koningshoeven e di tutto il microcosmo trappista, è la Witte Trappist ovvero la prima birra "bianca" a marchio esagonale. Si tratta di una birra non filtrata e ottenuta da malto d'orzo e malto di frumento, senza aggiunta di spezie come vuole la tradizione belga. Molto estiva, merita di essere cercata e provata.




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